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brano
 
Cicerone
I doveri, III, 77
 
originale
 
[77] C. Fimbriam consularem audiebam de patre nostro puer iudicem M. Lutatio Pinthiae fuisse, equiti Romano sane honesto, cum is sponsionem fecisset ni vir bonvs esset. Itaque ei dixisse Fimbriam se illam rem numquam iudicaturum, ne aut spoliaret fama probatum hominem, si contra iudicavisset, aut statuisse videretur virum bonum esse aliquem, cum ea res innumerabilibus officiis et laudibus contineretur. Huic igitur viro bono, quem Fimbria etiam, non modo Socrates noverat, nullo modo videri potest quicquam esse utile, quod non honestum sit. Itaque talis vir non modo facere, sed ne cogitare quidem quicquam audebit, quod non audeat praedicare. Haec non turpe est dubitare philosophos, quae ne rustici quidem dubitent? a quibus natum est id, quod iam contritum est vetustate proverbium. Cum enim fidem alicuius bonitatemque laudant, dignum esse dicunt, quicum in tenebris mices. Hoc quam habet vim nisi illam, nihil expedire quod non deceat, etiam si id possis nullo refellente optinere?
 
traduzione
 
77. Quand'ero ragazzo sentivo raccontare da mio padre che l'ex-console Fimbria fu giudice in un processo riguardante Marco Lutazio Pinzia, onestissimo cavaliere romano, che si era impegnato a pagare una somma se una sentenza da lui provocata non l'avesse dichiarato galantuomo; Fimbria gli disse che non avrebbe mai fatto da giudice in quella questione, per non togliere la reputazione ad un uomo stimato, in caso di un giudizio negativo, o per non sembrare di aver decretato che un uomo ? onesto, dal momento che tale qualit? presuppone innumerevoli doveri e virt?. A quest'uomo buono, di cui aveva un'idea ben precisa non solo Socrate, ma anche Fimbria, in nessun modo pu? sembrare utile una cosa che non sia onesta; di conseguenza un tale uomo non solo non oser? fare, ma neppure pensare alcunch? che non oserebbe dire pubblicamente. Non ? vergognoso che i filosofi siano indecisi su ci? che non suscita dubbi neanche nei contadini? Da essi deriv? quel proverbio ormai logoro per l'uso: quando vogliono lodare la lealt? e la bont? di qualcuno, dicono che ? degno che si giuochi alla morra con lui al buio. Che significa questo, se non che nulla ? conveniente se non ? lecito moralmente, anche se noi lo possiamo ottenere senza che alcuno ci smentisca?
 

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